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      Non è molto grande il passo che separa queste costruzioni di massi irregolari da quelle più regolari degli Etruschi e dei Romani.
      Si usciva dalle mura di questo Campidoglio dell'antica Alatri per una porta principale tuttora esistente: un'immensa costruzione in pietre disposte orizzontalmente; oltre a questa vi è un'uscita secondaria e, nel muro esposto a mezzogiorno, vi sono tre nicchie quadrate che fanno supporre vi fossero collocate le statue degli Dei, mentre si può ragionevolmente ritenere che un ciclopico avanzo nel centro del castello fosse l'altare su cui erano offerti i sacrifizi solenni.
      Fino al 1843 queste mura erano mezzo sepolte fra le macerie e le piante rampicanti e non vi era una strada che permettesse di farne il giro. Una visita di Gregorio XVI fece nascere negli Alatrini la felice idea di liberare da quegli ingombri quell'impareggiabile monumento della più remota antichità. Duemila uomini lavorarono dieci giorni per sgombrare i rottami, e così l'Acropoli fu non soltanto liberata dalle macerie che la deturpavano, ma provvista di una strada che ne fa il giro e si[110] chiama via Gregoriana. In quel tempo furono pure riaperte la porta principale e la salita che conduce alla piazza del castello, che è larga e bene spianata ed ora è cinta da un parapetto di pietra, che s'innalza sopra le mura ciclopiche, e, siccome non vi è altra costruzione che il duomo, vi si gode liberamente un'ampia vista del paesaggio montuoso. Il colpo d'occhio è splendido ed affascinante per la sua estensione e bellezza, ed io non tenterò nemmeno descriverlo od anche soltanto accennare alla linea dei monti che, nel luminoso cielo turchino, si stendono sopra l'amena campagna.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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