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      Salutai il superiore dopo che mi ebbe consegnato ad un laico incaricato di condurmi alla foresteria. Si dà questo nome alle camere appartate che in questi conventi sono destinate ai forestieri: ve ne sono di prima o seconda classe secondo la condizione dell'ospite. Chi è giudicato più distinto ha una camera nella foresteria nobile o dei signori, gli altri si contentano di un modesto alloggio, e quelli d'infima condizione sono condotti nelle camere dei servi o nelle stalle dove i poveri viandanti si devono sdraiare sulla paglia. Mi fu assegnata una buona camera vicino al refettorio. Un letto pulito,[127] cambiato di fresco prometteva un buon riposo ed il cameriere, un giovane svelto, che era stato garzone d'albergo in diverse città, ed ora era addetto alla foresteria, mi dette la consolante notizia che all'ora prescritta dalla regola sarebbe stata servita la cena nella sala attigua. Nel frattempo, mi disse che ero libero di visitare il monastero come più mi piaceva.
      Un frate laico mi accompagnò in giro facendomi da cicerone. Vi sono però poche cose notevoli nella Certosa, poichè purtroppo tutto ciò che vi era di antico è sciupato o scomparso, così non trovai nulla d'interessante per i miei studî. Però la posizione stessa del monastero su quegli alti monti, la vita di quei monaci nella loro solitaria repubblica, la loro influenza pratica sulla società, la storia di questi ordini singolari offrono ampia materia di osservazione. Brunone, uno di quei santi leali dell'epoca delle crociate, fondò la regola dei Certosini alla fine dell'XI secolo.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





Certosa Certosini