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      Alcuni luoghi hanno un aspetto del tutto mitologico, come, per esempio, la pineta di Castel Fusano, presso Ostia, con i suoi alberi giganteschi che si stendono sino al mare, e la larga foce del Tevere, che la fantasia si sente portata a popolare di figure leggendarie e favolose. Altre regioni invece hanno un carattere del tutto lirico, altre ancora epico, omerico, come Astura e il capo Circeo. Nessuna regione però ha un carattere storico, solennemente tragico, al pari della campagna di Roma. Essa appare come il teatro più grande della storia, come la scena dell'universo. Nessuna descrizione poetica, nessun pennello di genio, per quanto molti artisti di valore vi si siano provati, saprebbe dare un'idea della bellezza grandiosa e superba della campagna del Lazio a chi non l'abbia veduta e sentita. Là nulla v'è di romantico, nulla di fantastico; tutto è silenzioso, grandioso, di una bellezza imponente e severa; dinanzi a quello spettacolo della natura lo spettatore intelligente si sente penetrato[152] dall'impressione profonda e grave che proverebbe davanti alla statua di Giunone di Policlete.
      Più si sale per i monti Volsci, e più, nel contemplare sotto di sè la stupenda regione, si prova invidia, per quelle aquile, che sono i veri conti della campagna e vi spaziano a loro piacimento, da padrone. Ora immobili sulle rocce, con aspetto imponente, ora sospese nell'aria, esse hanno la nobiltà di questa natura che dominano; il loro volo silenzioso e solenne è in piena armonia col paesaggio.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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