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      Quante non ne sono state tolte dalle basiliche di Roma! Le chiese di Roma erano un tempo piene di tombe del medio-evo; tutte le grandi famiglie vi possedevano[158] cappelle gentilizie o cripte mortuarie. Ma dopo che Giulio II osò togliere dallo stesso S. Pietro le tombe dei papi, e rovinarle, distruggerle, il cattivo esempio è stato seguito ovunque, ogni qualvolta si è trattato di fare nelle chiese una qualche riparazione, un restauro qualsiasi. Sono poche ormai in Roma quelle in cui lo storico possa trovare ancora nelle tombe e nelle iscrizioni, notizie del passato: ne rimangono alcune in S. Pietro, in S. Giovanni Laterano, nella Minerva, in S. Maria in Aracoeli, la famosa chiesa del Senato romano durante il medio-evo, ed in altre poche, nelle quali l'antico pavimento non è stato completamento disfatto. Solo ora che è troppo tardi, si comincia a tenere in gran pregio ciò che è stato distrutto; si deve al De Rossi, l'illustratore infaticabile delle catacombe, se in Roma sono state salvate dalla completa rovina gran numero d'iscrizioni medioevali, collocandole nel museo Lateranense.
      Mi ero rallegrato pensando che Segni, città vescovile sin dal 499, avrebbe avuto un'antica e bella cattedrale, ma invece ho trovato una costruzione moderna, grossolana, decorata nell'interno con un pessimo gusto romano, con una cupola dipinta, lusso questo veramente superfluo e senza ragione di essere in una chiesa dove a[159] nessuno vien fatto di torcere il collo per contemplare le pitture di una cupola.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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