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      La popolazione di Norma dà all'antica città il nome di Civita la Penna; io però non sono riuscito a spiegarmi donde questo nome abbia avuto origine. La denominazione sembra spagnola, perchè Pegna o Peña in spagnolo significa appunto rupe. Questo nome, del resto, si conviene benissimo a Norba, che, secondo la leggenda, sarebbe stata costruita da Ercole.
      In tempi posteriori la città parteggiò per Mario e fu quindi stretta d'assedio da Emilio Lepido, seguace di Silla. Emilio Lepido con un tradimento riuscì a penetrare nella ciclopica rocca, ma gli abitanti, esasperati, rifiutarono di arrendersi e preferirono, come quei di Numanzia, trovare la morte tra le fiamme delle loro case. Da allora in poi, a quanto sembra, la città è rimasta un cumulo di rovine; per lo meno Plinio la trovò tale.
      Dall'alto delle rovine della cittadella il panorama della marittima è stupendo. Si distingue nettamente la spiaggia del mare, da Porto d'Anzio sino al capo Circeo ed a Terracina, e più lontano ancora si scorgono[173] Ostia, Pratica ed Ardea ed un'infinità di torri che solitarie si ergono lungo la riva come tanti obelischi. Queste torri sono state costruite a partire dal IX secolo, quando cioè, i Saraceni cominciarono ad apparire sulle coste italiche. Ancora oggi tutta l'Italia e le sue isole sono circondate, come da una cintura, da queste torri pittoresche: ciascuna è custodita da alcuni artiglieri, che sorvegliano dei vecchi e curiosi cannoni, postivi già da qualche secolo. Lamoricière, il nuovo generalissimo del Papa, ne ha ora ritirati gli artiglieri e li ha chiamati a Roma, ed ha anche fatto togliere da quelle piattaforme le vecchie colubrine che da centinaia d'anni tenevano aperte le loro bocche sul mare.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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