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      La linea della spiaggia continua poi, sempre fina e dolcissima, ed in lontananza, in fondo, appare confusamente un bianco castello. Questo castello stende sulla spiaggia e sul mare quasi un velo di tristezza, e così, come il capo Circeo, desta un sentimento di omerica poesia. Ogni tedesco è portato a contemplarlo mestamente[200] e l'animo suo non può che riempirsi di malinconia e di tristezza, giacchè quel castello segna un periodo grande e doloroso nella storia della nostra patria: esso è la rocca di Astura, dove, dopo la sconfitta di Tagliacozzo, cercò rifugio l'ultimo degli Hohenstaufen, Corradino, e dove il traditore Frangipane lo tenne prigione e lo consegnò poi a Carlo d'Angiò, avido di sangue. Da quella rocca precipitò in mare il sole degli Hohenstaufen.
      Questo castello, dalla mia finestra, mi è sempre davanti agli occhi e mi richiama al desiderio della patria lontana ed aumenta quella mestizia che è propria di tutta questa spiaggia. Non ho potuto aver pace sino a che non mi ci sono recato e non ho visitato le sue antiche mura; ora posso di nuovo guardarlo tranquillamente. Anche là vogliamo andare, perchè da per tutto giriamo, avendoci gli dèi concesso queste ore libere.
      Quando i signori romani si recavano a villeggiare ad Anzio, la città era vasta ed il porto in fiore. Nerone lo aveva costruito splendidamente, ed anche oggi si scorgono in fondo al mare i resti di un molo grandioso, visibili quasi quanto quelli del ponte di Caligola, nella baia di Pozzuoli. Se non che sin dal medio evo il porto cominciò ad andare in rovina ed a riempirsi di sabbia,[201] e la città, saccheggiata prima dai Saraceni e poi distrutta da un terremoto, oggi non è più che un villaggio.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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