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      Ed in quali fresche montagne o belle spiagge d'Italia questi favoriti della fortuna non ebbero le loro ville! Di quali[215] monumenti deve avere allora brillato questa spiaggia, a giudicare dai frammenti, che, quasi testimoni storici, sono da secoli e secoli gettati sulla spiaggia! Queste rovine spargono nell'idillio di Anzio una nota melanconica, ed i pensieri, i ricordi che esse destano, valgono ad accrescere fortemente l'incanto di questo soggiorno. La mancanza assoluta di storia, la separazione completa dal mondo e dalle sue vicende, sono quelle che danno uno speciale carattere alle nostre spiagge del Nord; qui in Italia, invece, non si rinviene un solo angolo di terra, per quanto solitario e remoto, dove le memorie severe e classiche del passato non sorgano, dove non invitino a riflettere sul continuo avvicendarsi delle sorti del genere umano. Sedendo qui sulle rovine di un palazzo romano, al rumore delle onde che si frangono contro di esse, tornano inconsciamente alla memoria i versi di Orazio:
      O diva gratum quae regis Antium,
      Praesens vel imo tollere de graduMortale corpus, vel superbos
      Vertere funeribus triumphos!"
      E la vista del capo Circeo ci richiama alla poesia omerica, e quella della lontana Astura ci trasporta in altre storie, in altra poesia, sì che ci circondano tre periodi dell'umana civiltà, tre diversi generi di poesia:[216] Omero, Orazio ed il poeta degli Hohenstaufen, Wolfram di Eschenbach.
      La Dea Fortuna aveva in Anzio un tempio famoso, ed avevano quivi i loro templi anche Apollo, Venere Afrodisiaca, Esculapio e Nettuno.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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