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      Lasciati liberi, percorrono sempre la stessa strada e sempre nelle stesse ore; al mattino escono dalla foresta e vengono al mare, per bevervi l'acqua salata, quindi o si sdraiano sulla sabbia o pascolano lungo la costa; vi passano tutte le ore calde e quando sulla sera comincia la temperatura[230] a rinfrescarsi, si muovono e pascolando lentamente sulla riva s'inoltrano nei cespugli sino a che non arrivano nel fitto dei boschi, dove trascorrono la notte, per scendere il mattino appresso nuovamente al mare.
      Alla vista di tutti quegli animali, rimanemmo alquanto perplessi. Era impossibile passare di là, perchè avrebbero potuto tagliarci la via, molti essendo proprio in riva al mare; proseguire lungo la spiaggia era pericoloso, perchè sarebbe stato necessario passare in mezzo ad essi e qualche animale furioso avrebbe potuto inseguirci nella direzione del capo Circeo: pensammo se non fosse stato più prudente tenerci vicino alla macchia e questo partito ci sembrò il migliore.
      Scendevano intanto sempre nuovi branchi, la qual cosa ci fece argomentare che ve ne dovevano essere ancora nei boschi, e se ne scorgevano infatti fra i cespugli di mirto. Ad un tratto scorgemmo due magnifici tori, dalla fronte splendente, arrestarsi e fissarci: allora prudentemente, pian, piano, ci avviammo verso il bosco ed in poco tempo ci trovammo nel fitto degli alberi. E' impossibile figurarsi dei boschi più adatti per i briganti che questi di Astura: non sono già formati da alte quercie, ma da fitte macchie di sugheri,[231] di olivi selvatici, di lentischi, di rovi neri, di mirti, coperte di piante rampicanti, di edera bellissima, che forma delle volte, quasi moschea boschereccia, impenetrabili ai raggi del sole ed alla pioggia.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





Circeo Astura