Pagina (184/270)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È bello aggirarsi là per quei boschi, spiando la comparsa dei cervi e dei caprioli, quando sbucano dai cespugli e vi contemplano con curiosità, alzando il loro capo coronato[243] dalle lunghe corna. Qui invece balza talvolta fuori da un cespuglio la nera testa di un bufalo o di un toro e talora attraversa il sentiero un lungo serpente variopinto. La vegetazione è di una bellezza e rigogliosità tropicale; l'edera raggiunge qui le proporzioni di un albero e si abbarbica alle quercie le circonda le avvinghia, come i serpenti Laocoonte e pare quasi voglia soffocarle in un vigoroso amplesso e strapparle al suolo; sale su tutti i rami e giunge sino alla cima, lassù dove hanno ricetto gli uccelli selvatici della foresta.
      Camminammo in tal guisa per alcune miglia, assorti sempre nella contemplazione di quello stupendo spettacolo. La nostra guida di Astura, là dove il bosco cominciava a farsi men fitto, ci lasciò, dopo averci indicato il sentiero della macchia, al di là della quale dovevamo trovare il mare. Lieti e felici continuammo a camminare fra i mirti e gli olivi selvatici, quando tutto ad un tratto ci trovammo di fronte ad un centinaio di tori. Ci fermammo subito: uno dei tori a sua volta si arrestò stupito; alzò la testa, ci contemplò con gravità maestosa, poi si staccò dal branco e ci venne incontro. In quell'istante il mio compagno chiuse il suo maledetto ombrellone bianco da pittore e subito il toro furiosamente spiccò un salto e tutta la mandra[244] lo seguì. Una nube di polvere si levò tosto nel bosco e noi ci demmo a precipitosa fuga, guardandoci ogni tanto indietro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





Laocoonte Astura