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      Lasciando San Felice presi dapprima un breve sentiero, assai comodo e agevole, poi scesi per il declivio della roccia giù al piano[262] boscoso e giunto ai piedi del capo, potei ammirarlo in tutta la sua forma. E' una grandiosa piramide, la cui vetta, nella sua estremità, si ripiega in alto, dal lato occidentale. Fin verso la cima è coperto di quercie e di cespugli, fra i quali qua e là spiccano masse rossastre di acute roccie. Le pareti s'innalzano spesso perpendicolari e sembrano sorreggere un tetto. Tutto il capo sembra un tetto spiovente; ma vi si distinguono dieci monti che portano nomi speciali. Nelle spaccature delle rocce crescono i palmizi nani. Molte palme che adornano il Pincio sono appunto cresciute sul capo Circeo.
      Nella mia passeggiata ho attraversato un boschetto di mirti, lentischi ed eriche, che crescono qui arborescenti, ed ho visto alte quercie da sughero, sempre verdi e quercie tedesche. La quercia nordica, che da noi comincia assai tardi a inverdire, in questo clima è uno degli alberi più precoci. Le trovai, già perfettamente coperte di fronde, lungo il canale della Linea Pia, mentre l'olmo ne era quasi spoglio. Il bel bosco sul capo porta il nome di Selva Piana: numerosi greggi di pecore e armenti di giovenchi vi pascolano e danno al placido paesaggio un carattere solennemente idilliaco.
      Per voler trovare ora su questo capo un luogo dove immaginare la valle e il palazzo[263] della melodiosa dea Circe, è necessario pensare alla piattaforma stessa di San Felice o a questo gradevole e ameno declivio.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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