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      I papi hanno lasciato molte indelebili tracce nella terra che fu loro, dall'Etruria al capo Circeo. Quando la figura storica del cristianesimo sarà passata, quando i dogmi e il culto della Chiesa per le generazioni future avranno soltanto un interesse storico, come oggi per noi il culto di Ptah e di Osiride, allora si ricercheranno gli stemmi pontifici, le iscrizioni e i monumenti dei più potenti dei re-sacerdoti, che si chiamavano papi, e si farà ciò col maggiore interesse e col più vivo desiderio, molto più di quello che si faccia oggi per le iscrizioni dell'antichità; le rovine di San Pietro e del Laterano saranno allora per l'osservatore e per l'archeologo oggetto di maggior considerazione che non le masse gigantesche del Colosseo e le rovine dei templi e delle terme di Roma.
      I papi sono riusciti a dare alle loro opere un vero sentimento di romanità: anche queste paludi lo provano. Dopo Teodorico, re dei Goti, furono Sisto V e Pio VI che ristabilirono la via Appia ed i canali pontini. Il Governo italiano, nella successione, si è assunto il compito di continuare i lavori e di fare anche di più; e per ora è passato così poco tempo dalla caduta del dominio temporale, che non è lecito movergli rimprovero se ancora non[269] ha pensato alla sistemazione del porto di Terracina. Più urgente, invero, sarebbe la costruzione di quello di Brindisi, che aprirebbe all'Italia meridionale una nuova vita e la via del commercio con l'Oriente.
      Basta dare uno sguardo alla baia di Paola che, protetta dal promontorio, si offre all'ancoraggio, per comprendere quale avvenire essa potrebbe avere.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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