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      Non ricordo di aver visto mai in Italia altro edificio di stile gotico di così bella semplicità. La navata centrale ha sette archi a sesto acuto, sostenuti da fasci di colonne; al quinto arco trovasi la cancellata che separa il grazioso coro; al di là non v'è nessun ornamento bizzarro, nessuna statua; soltanto dietro il cancello, a fianco dell'altare, due grandi vasi, con piante di amaranto in piena fioritura che fanno un bell'effetto in quel luogo semplice e imponente.
      Solo la chiesa è di stile gotico; le altre parti del monastero sono invece di vero stile romano. Il cortile è un ampio quadrato, con archi semigotici, interrotti a metà da due colonne: in complesso è tutt'altro che bello. La sala del capitolo è abbastanza strana: il suo gotico pare volgere allo stile moresco, la volta è sostenuta da quattro fasci di otto colonne sulla[289] cui estremità ottangolare poggiano gli archi a sesto acuto, partendo dal mezzo della parete ove terminano con un fantastico capitello. L'alternarsi poi di pietre bianche e nere accresce l'originalità del colpo d'occhio.
      Vidi solo pochi monaci che passeggiavano silenziosi su e giù e non mi volsero mai la parola. Un frate laico mi recò una brocca d'acqua e sentendo che venivo da Roma mi chiese che cosa vi fosse colà di nuovo e dove si trovasse in quel momento Garibaldi. Il nome longobardo di questo prode capitano del popolo risuonava sopra ogni bocca al confine del regno di Napoli, come tanti secoli prima vi risuonarono quelli, parimenti longobardi, dei duchi Garibaldo, Grimoaldo, Romualdo e Gisulfo di Benevento.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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