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      Non tardai ad arrivare alla dogana romana, solitario casolare lungo la strada, dove le guardie di finanza ammazzavano il tempo fumando il loro sigaro. Di lą,[291] dopo aver percorso una strada attraverso ad un terreno coltivato a vigneti, giungemmo al vero confine, segnato da una semplice pietra. Il dio Termine congiunge qui pacificamente il territorio di Roma e quello di Napoli, non divisi neppure da un fosso.
      A breve distanza dal confine sorge il primo villaggio del napoletano, Castelluccio e poco al disotto di questo, quello amenissimo d'Isola, che giace in una vaga isola del Liri. Folti gruppi di alberi in una valle ombrosa annunciano la vicinanza del fiume; graziose ville, opifici industriali, sorgono in mezzo al verde e la campagna, mirabilmente coltivata, mostra la fertilitą e la ricchezza che hanno sede generalmente dove sono grandi corsi d'acqua. E sopra questi ricchi campi, in una regione ondulata, s'elevano belli e maestosi, a poca distanza, i monti di Sora. Questo tratto di paese, illuminato dal sole cadente, mi ricordņ la Conca d'oro di Palermo; ha comune con essa la seria maestositą delle montagne e la fertilitą delle pianure; se non che, invece del mare, si vede in questi campi il Liri o Garigliano[11] che scende rumoroso dall'Abruzzo, come il giovane Apollo[292] e disseta romani e napoletani, per aprirsi poi il cammino tra i monti Volsci e scender placidamente alla riva del mare.
      Quando si varcano i confini della sacra repubblica di S. Pietro per entrare nel Regno non bisogna aspettarsi piacevoli impressioni, poichč bisogna confessarlo, gli abitanti dello stato pontificio conservano anche oggi tracce dell'antica grandezza romana, hanno un non so che di grave, di riflessivo, di misurato, una disinvoltura ed una franchezza di contegno, una facilitą di parola, una certa generositą di tratto, ereditate dai tempi antichi.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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