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      In generale sono ben conservate, specialmente nella parte più alta, cui si accede per una ripida strada scavata nel tufo calcareo, fiancheggiata da oliveti che scendono fino alla parte bassa.
      Lassù sorgeva la rocca ciclopica, e nel medio evo il castello dei conti longobardi. Esiste ancora una vecchia torre rivestita di edera; sono vicino ad essa quelle mura di giganti che non si possono guardare senza stupore. E' ancora in piedi una bella porta ciclopica e le mura formano un quadrato attorno alla rocca. Le porte per solito finiscono in un arco a sesto acuto, o tozzo, come quelle di Alatri, di Segni, di Norba; questa invece è di stile quasi gotico, se non che esiste tuttora il macigno che serviva di chiave alla volta e non è possibile che abbia assunto la presente forma in seguito a rovina accidentale. Le pareti sono formate di sei ordini di macigni, collocati tre per tre; la larghezza della porta è di otto passi, la sua profondità interna di sette e l'altezza di circa quindici piedi. I macigni, di tufo calcareo porosissimo, sono di forma quasi quadrata.
      Di là scendono le mura con dolce pendenza, come a Segni, interrotte qua e là[313] da una porta quadrata di stile etrusco, o da torri medioevali di guardia. L'edera le ricopre; nelle loro fessure crescono olivi selvatici e arbusti fioriti. Il loro aspetto, cupo e severo, riporta ai primitivi tempi italici, coi quali comincia la storia del Micali. "Nei primi tempi regnò in Italia Giano, quindi Saturno, il quale fuggendo dalla presenza di suo padre Giove dalla Grecia, si ricoverò nella città di Saturnia.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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