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      Si direbbe che questi due personaggi tanto diversi abbiano voluto sorgere entrambi in Aquino, nel modo stesso che la corruzione[328] pagana di Roma richiedeva la rigenerazione cristiana.
      Giovenale ci trasporta con le sue satire in quelle condizioni di Roma, preparate da Mario e consolidate dalla stirpe Giulia dopo la caduta della repubblica, in quella Roma, pantano sanguinoso, putrida palude morale, menzogna in tutto, dove ogni cosa era appestata, in quella Roma fisicamente e moralmente ammalata, tutta da comprare; dove patrizi e cittadini si affollavano famelici attorno ad un despota onnipotente, terribile come il fato; dove pensiero, parola, penna, erano avvinti in ceppi; dove unica libera era l'adulazione; dove non vi erano che idee servili, libidine di piacere ed una mostruosa prostituzione della natura; dove in quella folla lasciva e tormentata dalla voluttà e dalla paura, alcuni spiriti stoici, concentrati in sè stessi, davano sfogo alla loro nausea morale con la satira e con la storia, non appena lo consentiva un despota più temperato degli altri.
      Giovenale nacque in Aquino; poco però si sa della sua vita, come di quella della maggior parte dei poeti dell'antichità, il che, del resto, non torna davvero a loro danno. Le loro persone assumono così quasi l'aspetto di un mito. Nessun erede, parente o amico indiscreto, pubblicò la loro corrispondenza; nessun giornalista descrisse[329] con scrupolosa esattezza il loro aspetto esteriore nei più minuti particolari, non li accompagnò passo passo nella loro vita, partendo dalla culla; non tenne conto delle loro virtù, dei loro vizi, dei loro errori, dei loro debiti presso ebrei e cristiani e d'ogni altro loro imbarazzo.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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