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      Così finì questo ramo, ma Anguillara passò più tardi a Virginio Orsini ed a Carlo, suo bastardo. Ricordano ancora Everso i resti del suo palazzo in Trastevere: un'alta torre sulla cui cima, per Natale, si suole esporre il presepio, ed il suo stemma sulla parete esterna dell'ospedale lateranense, al quale questo delinquente aveva fatto un pio lascito.
      L'arma dei conti d'Anguillara reca incrociati due serpenti o anguille: a me almeno[361] quei segni sono sembrati anguille e dapprima credetti che anche il cognome derivasse dalle anguille del lago. Ma a Bracciano mi convinsi dell'errore, essendomi stato detto che il lago è ricco di lucci e di carpioni (regine), ma non d'anguille, ed avendo appreso, dalla posizione stessa di Anguillara che il vero suo nome doveva essere Angularia, giacchè il castello sta su di un promontorio che fa un angolo nel lago.
      Proseguendo lungo la sponda, nella direzione di Anguillara, dopo aver attraversato parecchi tratti paludosi, m'imbattei in una grossa mandra di giovenchi e di splendidi tori che minacciava di tagliarmi la strada. Chiamai un pastore in aiuto e questi mi accompagnò per un certo tratto, minacciando con la sua lancia i tori e gridando loro delle parole di comando. Costui, che era dei dintorni di Spoleto e faceva il pastore per vivere, mi condusse in un luogo dove aveva stabilito la sua solitaria dimora: era una specie di grotta sulla sponda, ombreggiata da un albero. Mi sedei ed ammirai estatico l'azzurro lago, dal quale qua e là guizzavano fuori pesci e le idilliche mandre di giovenchi e i cavalli che animavano da ogni parte la riva.


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Passeggiate per l'Italia
Volume Primo
di Ferdinand Gregorovius
Carboni Editore Roma
1906 pagine 270

   





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