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      Gli posava sul pugno un superbo girifalco che parea goder tutto delle sue carezze, ed ora si chinava mollemente sotto di quelle, mandando un lieve gemito, ora arruffando le penne avventavasi alla mano che lo toccava, e non facea però che bezzicarla domesticamente. Quando il falconiere entrò nella sala, il generoso uccello riconobbe tosto il maestro che l'avea mansuefatto; e scuotendo le ali e gemendo più forte, parea invitarlo a prenderlo in pugno.
      - E così? - domandò il padrone al falconiere, - vengono costoro da Bellano?
      - Sì, vengono! Michele e il suo figlio Arrigozzo sono sbarcati pur ora alla riva del Carneccio.
      Il padrone consegnò il falco nelle mani del paggio il quale uscì, ed egli in compagnia del falconiere stette aspettando i due barcaiuoli che non tardarono gran fatto a comparire.
      Il padre, piuttosto vecchiotto; il figliuolo, un bel giovane di ventisette in ventott'anni.
      - Che novelle mi rechi? - domandò il signore al vecchio.
      - Come Dio vuole.
      - Via, contami la cosa.
      - Ecco qui: sonò la campana, e comparve sulla loggia dell'arcivescovo una faccia da scomunicato con d'intorno tre o quattro scribi e farisei, e lì cominciò a borbottar su una lunga filastrocca e cavò fuori certe cartapecore vecchie buone da involtarvi dentro gli agoni salati, e badava a batter su quelle con una mano, come se le cartapecore avessero avuto a dir di sì alle sue imposture: basta, in fine cambiò registro, e venne a dire una perfidezza di questa fatta, che vi sono testimoni che noi di Limonta si fu sempre servi alti del monastero.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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