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      - E allora?
      - Allora tutto parea definito, n'è vero? il quale se c'era la discrezione, è tanto chiara: ma signor no, che colui di quel Pilato di giudice ne inventa una nuova, e dice: "Testimoni da una parte, testimoni dall'altra, tutti pronti a giurare; dunque niente, e si decida la causa per giudizio di Dio".
      - Per giudizio di Dio!
      - Così è, e tutti quelli che erano là sulla piazza si diedero a batter le mani come avvesse data una gran bella sentenza. "Sia il giudizio del ferro caldo", gridò uno, "quello dell'acqua bollente", gridò un altro, "quello delle croci", gridai anch'io, e dissi qui al mio Arrigozzo che si esibisse lui per Limonta, come di fatto s'è esibito.
      - E l'hanno accettato?
      - No, perchè sono furfanti: ma io tant'e tanto l'ho fatto scrivere, che alla fine poi so che cosa vuol dire il giudizio delle croci, che non c'è rischio di niente; e anch'io quand'era giovane sono stato una volta campione, come dicono, del monastero, e ho vinto una causa contro quei di Bellagio.
      - Tu sei più lungo del sabato santo, - l'interruppe il conte Oldrado, - Orsù, tornando a bottega, che cosa s'è conchiuso?
      - Una bella storia s'è conchiuso; l'avvocato dell'abate ha voluto il giudizio per duello, e il messo, che era di balla con lui, ha detto di sì; ed ecco finito ogni cosa.
      - Duello cum fustibus et scutis? coi bastoni e gli scudi? - domandò gravemente il conte, - perchè trattandosi di gente ignobile, armi da cavalieri non corre.
      - Sì, col bastone e collo scudo.
      - E chi si batte per voi?
      - Chi si batte?


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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