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      E noi, mandarcelo qui a noi questa gioia eh?
      - E poi se vien la tempesta, quand'è in sul granire, se le brine danno la stretta alle olive, se al diricciar delle castagne non vi trovate che scorza e peluia, se falla la pesca agli agoni, o una barca va a traverso, subito cento scuse: è stata la stagione, è stato l'influsso dei pianeti, è stato questo, è stato quell'altro: sapete che cosa è stato? è stata questa mano di eretici scomunicati che abbiamo in paese: maraviglia, che il diavolo torni spesso a casa sua!
      - Dare il fuoco a quella casa, impiccare quel maledetto, buttarlo nel lago. - gridarono allora molte voci tra mezzo la folla che s'era andata sempre facendo più stretta intorno ai dicitori.
      In quel momento era finita la messa, e il Pelagrua, in mezzo a suoi bravacci, usciva di chiesa incamminandosi alla casa del monastero, che non era discosta di là più che un trar di mano. La gente a far calca, a gridare: - All'eretico, al paterino, dàgli, impicca, squarta, ammazza! - un baccano da non dirsi, ma senza torcere un capello a nessuno. Appena il procuratore fu dentro la soglia, si serrano in tutta fretta le porte sul viso alla moltitudine, e buona notte! chi è dentro è dentro, chi è fuori ci stia; il popolo raddoppiò le grida e gli schiamazzi; però non vi essendo nulla di guasto, il temporale si sarebbe sciolto in acqua, se non era la maledetta burbanza di alcuni cagnotti del Pelagrua, i quali, tenendosi scornati dall'aver ceduto il campo a quattro martori, così essi chiamavano quei di Limonta e i loro vicini, si sentivano pizzicar le mani.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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