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      Saliti su d'una torretta che era a canto alla porta, di là si misero a sbeffeggiare la moltitudine con parole, con bocchi, a provocarla, ad aizzarla, sbravazzando, minacciando di farla pentire ben presto della sua arroganza. Quei di fuori cominciarono a stizzirsi, a far volare qualche pietra, che non colpiva però mai nel segno; e gli altri peggio: finalmente uno di quei furfanti di sopra toccò una sassata in un braccio; e voltosi tosto a raccorre sul battuto il ciottolo che l'aveva côlto, lo gettò rabbiosamente al basso; dove per disgrazia venne a piombar sul capo di un fanciulletto di nove in dieci anni che si trovava tra la folla a schiamazzare anch'egli cogli altri; il ragazzo ebbe il cranio fracassato, e morì in men che non si dice Gesù Maria.
      Quel sangue fu come una scintilla caduta in una polveriera: la turba imbestialì, scoppiò un urlo generale di esecrazione e di vendetta: in un batter d'occhio la porta fu sfondata; gli sgherri che accorrevano, travolti o sbattuti per terra, e un'onda impetuosa di popolo precipitandosi sotto l'androne, si versò nel primo cortile. In un attimo la casa del monastero fu piena di scompiglio e di spavento: s'udiva un rumor d'usci e d'imposte che si serravano qua e là impetuosamente, come al giungere improvviso del temporale; un chiamarsi affannato, un gridar pauroso: donne piangenti e scapigliate attraversavano le logge interne fuggendo dinanzi agli invasori; gemiti dappertutto e strida e batter di mani e misericordie che n'andavano a cielo.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Gesù Maria