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      - Alla casa del barcaiuolo! presto, presto! alcuno corra alla casa del barcaiuolo! - gridarono molte voci.
      La casetta del barcaiuolo era posta quasi in riva al lago, alla foce d'un torrentello detto Auccio, lontano forse un mezzo miglio da Limonta, tirando verso Bellagio. Il pastore che s'era avviato a quella volta a cercarvi il parroco, lo scontrò per via che veniva su verso il paese insieme con due barcaiuoli padre e figlio, e con un terzo che era Lupo figlio del falconiere, arrivati tutti e tre pur allora da Como.
      Il pievano, un buon vecchio d'una vecchiezza valida e lieta, saliva in fretta innanzi agli altri l'erto viottoletto della montagna; e quando ad una rivolta gli si scoperse al di sopra del capo l'uomo che ne scendeva per cercar di lui, fermandosi sui i due piedi: - Giammatteo, - gli gridò (tale era il nome del capraio), - che è codesto gran fracasso lassù a Limonta, che par che mandino la terra in subisso?
      - Messere! Messere! - rispondeva quegli, tutto affannato, - correte, correte; altri che voi nol può salvare; correte, hanno preso il palazzo del monastero e vi fanno il diavolo a quattro: vogliono ammazzare il procuratore e i suoi uomini, correte per carità; - e il Messere a correre.
      Appena fu visto il suo cappuccio bruno spuntare sulla piazzetta, tutti si misero a gridare: - È qui il Messere, è qui il Messere! - e correndogli incontro, gli fecer la proposta come di cosa che camminasse pe' suoi piedi, di confessar tosto tosto il Pelagrua e i suoi satelliti, perchè volevano farli freddi.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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