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      Il dabben'uomo ebbe d'uopo di tutta l'autorità che gli dava il suo ministero, di tutto l'amore che gli aveva guadagnato una lunga vita sempre adoperata in vantaggio de' suoi popolani, della nuova grazia, della recente aura acquistatagli dalle persecuzioni patite, per poter tor giù quei forsennati da una sì enorme risoluzione.
      E valse pur non poco a calmare quegli animi inveleniti e bollenti la novella sparsasi tra la folla che era giunto Lupo, disposto a battersi per quei del suo paese contra il campione del monastero. Intanto che la folla si stringeva intorno al figlio del falconiere, il quale la veniva persuadendo e pregando a cessar dal sangue, a star quieti, a rimetterla a lui, il parroco entrò nella casa del procuratore, e colle belle e colle buone mandava in pace tutti quelli ch'eran rimasti dentro a devastare. Ricomposto ogni cosa nella prima corte, egli passò in un secondo cortiletto, dove porgendo l'orecchio, gli parve di sentir un vagito venir dall'alto; salì per una scaletta di legno, giunse innanzi ad un uscio, pose l'occhio ad un picciol pertugio, e vide in un canto acquattata una donna coi capelli scompigliati, cadenti giù per le spalle, che teneasi stretto al seno un bambino, e con una mano si sforzava di soffocargli in bocca le grida: riconosciutala tosto per la moglie del Pelagrua, bussò dolcemente all'uscio, mandandovi dentro nel tempo medesimo queste parole: - Sono il parroco, aprite che tutto è quieto. - Quella povera madre si riscosse tutto ad un tratto al primo rumore, al primo suono che le venne di quella voce vicina, tanto che, ritratta la mano dalla bocca del bambinello, ne uscì un lungo acutissimo strido, che v'era soffocato da un pezzo; ma continuando il pievano a dirle: - Non abbiate paura, sono io, tutto è finito, - ella balzò in piedi, e fatto girare un grosso chiavistello, aperse l'uscio, e si presentò col pargoletto in braccio al suo liberatore.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Lupo Pelagrua