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      Ammesso dentro le porte, il figlio del falconiere fu accolto da tutti quei del castello con una festa, con un tripudio da non potersi significare: erano cinque anni ch'ei non avea più veduto quei luoghi: il padre e la madre a rapirselo l'un l'altro, tutti intorno a domandarlo de' suoi casi, a dargli mille benedizioni.
      Il conte Oldrado, contento in cuor suo che i poveri Limontini avessero pur trovato chi volesse pigliar le loro difese, e che questi fosse uomo da farla a vedere in candela al campione del monastero, si sarebbe però guardato bene in ogni altro tempo dal mostrare una siffatta sua gioia, per non parer ch'ei tenesse contro l'abate che era il potente; ma nel momento che i Limontini con quel po' di giustizia che avea fatta, eran diventati potenti anch'essi e d'una potenza più evidente, più prossima, più efficace, la sua natura lo portava a far pure qualche dimostrazione in loro favore, massimamente che, per le istanze della moglie e della figlia, avendo dato ricetto alla donna ed al bambino del Pelagrua, gli era entrata addosso una grossa paura che quei montanari non avessero a torsela con lui. Questo valse al nostro Lupo le più sviscerate accoglienze per parte del suo antico signore, tante carezze che fur maravigliose; ed ei medesimo che le ricevea, ne rimase stordito e confuso. Voglio che crediate che esse erano però sincere e cordiali, perocchè la seconda paura del conte non avea fatto altro che levar via quel freno che la più antica avrebbe posto alla nativa espansione dell'animo di lui verso quel suo già caro, ora carissimo per tanti rispetti.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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