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      - Oh! va, di' agli statuti che vengano a trovarci lassù sul Legnone, e ci parleremo.
      - Ma come c'entri qui tu? - gli domandava quel da Mandello, - tu che non hai nè terra nè tetto, ci starai per qualcun altro, m'immagino.
      - Sì, pel nostro parroco son qui; ei tiene il beneficio coll'obbligo della decima e di quattro giornate d'armi all'anno, a comandamento dell'arcivescovo; da che l'arcivescovo è fuora via, nessuno là al paese volle sentir più menzionare d'andar a servire questi ribaldi scomunicati; il Crivello bestemmia, che vuol portar via l'alpe al prete, che vuol fare, che vuol dire; e il poveraccio per non mancare alle chiamate s'ingegna, ora paga l'uno, ora prega l'altro, come può; questa volta s'è raccomandato a me: non c'è camosci, orsi manco, che avea da fare a casa? "Andiamo un po' a codesto duello che è tanto tempo che non se ne vede più", dissi tra me, e così son venuto.
      - Io ci sto per mio conto, - diceva il fornaio; - ho quella poca di casetta, e c'è su il livello di quattro giornate d'armi all'anno; questa è l'ultima se Dio vuole, chè la mia scritta canta chiaro, e se codesto nostro padrone garbato vuol far la vita dell'anno addietro, che tutti i momenti s'abbia ad aver l'armi in mano, io non me la sento una boccicata, e già gridano tutti a Mandello che non ne ponno più, e ci farà fare uno sproposito come quei di Limonta.
      - È vero, dunque eh? che i Limontini hanno fatto il diavolo?
      - E di che sorte! hanno ammazzato il Pelagrua e dato il fuoco alla casa del monastero.
      - Oh benedetta la loro faccia!


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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