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      Era il nostro giovane cavaliere elegantemente vestito di velluto cremisino con un mantelletto cilestro ricamato d'argento, e foderato di zibellini; una grossa catenella d'oro gli si avvolgeva a doppio giro intorno al collo cadendogli a mezzo il petto: di sotto ad una magnifica foggia o berretto del color del mantello scappavano in graziose anella le nere chiome ondeggianti sulle spalle, e una piuma bianca che ricadeva dalla fronte sull'omero sinistro facea spiccar maggiormente col contrasto il colore dei capelli. Gli occhi vivi scintillanti d'una temperata baldanza, la faccia un po' abbrunita dai soli del campo; grande della persona, ben adatto delle membra, graziosamente risoluto e fiero in ogni atto, in ogni posa, in ogni movenza.
      Lorenzo Garbagnate, avvocato dei Limontini, gli veniva narrando dei gran fatti di Limonta, e della parte onorevole che v'avea avuto Lupo il suo scudiere; al che il giovane si sentiva brillar dentro il cuore.
      Essendo poscia venuti a parlar del conte Oldrado e della sua famiglia, Ottorino gli domandò di Bice, ch'egli avea conosciuta ancor fanciullina al castello di suo padre, al che l'avvocato rispondea, come in pochi anni si fosse fatta una sì bella cosa.
      - È dunque vero ch'ella somigli tanto sua madre? - disse il giovane.
      - Tutta lei, che non se ne perde gocciola, - rispondeva il Garbagnate, - e poi oggi la vedrete qui, che ho inteso come suo padre ve la conduca a vedere il duello.
      - E a che ora comincerà il giudizio?
      - A sesta dal levar del sole, se però non ci nascono guai, come ho paura.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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