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      Venne dunque innanzi il Tremacoldo con l'animo che abbiam detto; ma quando ebbe vista Bice procedere in tutta la bellezza della sua persona, gli s'attutò ad un tratto ogni sdegno, e volgendo la puntura in una gentilezza per lei, senza risparmiare una zaffatina all'udienza, disse:
      - Che il gufo abbia ad ammutolire quando compare il sole, va bene; ma che i barbagianni in cambio d'appiattarsi gli corrano incontro, questo non l'ho mai veduto; - e tutti risero di cuore di quella grossa facezia.
      Era la fanciulla a sedici anni una rosa che si schiude in tutta la freschezza, in tutta la fragranza, ai primi raggi d'un bel mattino rugiadoso. Una lunga veste cerulea, sormontata dalla cintura fino al ginocchio da una reticella d'argento, imitava il colore delle sue pupille, ma era ben lungi dal pareggiare l'etereo azzurrino, il molle e languido splendore di quelle. Il diffuso volume delle chiome bionde, morbide, lucenti com'oro filato, frenate soltanto da una corona di fiori alternati l'uno d'argento, l'altro del color celestino della gonna, le scendeva ondeggiante pel collo e per le spalle, ricco, odoroso, fino al lembo estremo della veste.
      Alla natia dolcezza, al candore che spirava dal volto della vergine, si mescea una cotale ombra di ritrosia, una lieve sfumatura d'un'alterezza fantastica e schifa, ma pur soave, che aggiungeva una certa avvenenza, un certo garbo, un sapore tutto proprio alla rara nobiltà di quei lineamenti.
      Si avanzò la bella nel mezzo della sala avendo dall'un lato il padre, dall'altro Ottorino; e un sordo bisbiglio, un sussurro d'ammirazione l'accompagnava nel suo passaggio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Tremacoldo Bice Ottorino