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      Finalmente, volgendo il verso al giovine cavaliere che era seduto a lato della fanciulla, ne esaltò la schiatta, il costume, il valore, e conchiuse che la donzella s'addiceva a lui come una gemma ad un anello.
      Più volte il cantore era stato interrotto da quella foga di ammirazione che non può contenersi e bisogna che scoppi in applausi, quantunque manifestamente importuni e molesti; alla fine della canzone, quando fu tolto ogni freno all'entusiasmo ch'era sempre venuto crescendo, parve che rovinasse la sala non solo, ma l'altra camera eziandio, dove stavano i donzelli e gli scudieri che s'eran pur essi affollati all'uscio ad udire il menestrello.
      Ottorino si levò in piedi, e toltasi di collo la catenella d'oro che portava, con un suo garbo cavalleresco la porse al cantore, il quale, resogli grazie del dono, avvolse la catena intorno al berretto, spiccò un salto, e si rimise a toccar del liuto.
      In questo mezzo il conte Oldrado, avendo visto all'altro capo della sala l'avvocato Garbagnate, disse alla figlia: - Vengo tosto; - e corse presso di quello, per domandargli dell'ora in che si sarebbe aperto il giudizio. Ma la fanciulla che si trovò così soletta in mezzo a tanti occhi tutti rivolti addosso a lei, timida e vergognosa si levò da sedere, ed affacciossi ad una finestra che rispondeva sulla piazza, dove le parve di respirare un po' più a suo agio, di riaversi tutta quanta; e la riconfortò pure non poco il trovarsi tostamente a lato Ottorino, chè fra tanti sconosciuti, quell'amico di suo padre, quel compagno del suo morto fratello, quegli col quale ella stessa era stata in grande dimesticità, che avea fanciullescamente amato un tempo, le diventava in quel momento un appoggio, una dolce tutela.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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