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      Finalmente la folla, tanto paventata dalla donzella, si ritornò a raccogliere intorno al Tremacoldo, il quale avea dato principio ad un'altra canzone; ed essa sentiva svanire a poco a poco, e andare in dileguo l'erubescenza, la confusione di che tremava tutta. Se non che di mano in mano che quel primo doloroso turbamento s'acchetava, veniva sorgendo in lei un senso più sottile, e pur molesto, un senso d'onesta peritanza, un certo qual terrore ignoto del trovarsi per la prima volta così, con un uomo che non era suo padre; e però tratto tratto si volgeva indietro, e vedendo il Conte passeggiar per la sala col Garbagnate, gli accennava che tornasse presso di lei: ma egli, che s'era ingolfato in una disputa, e aveva il capo a canoni, a papi e a decretali, le rispondeva colla mano che veniva, e non veniva mai.
      Frattanto Ottorino intratteneva la donzella, con riguardosa e modesta famigliarità, dei giorni che avean passati insieme al castello di Limonta, quand'ella era ancor bambina; le rammentava i suoi trastulli, i suoi studi, e le gioie, e le piccole ire, e le amabili angoscie di quell'età in cui tutto è un sorriso, chi si volga indietro a riguardarla poichè se n'è sfuggita. Così Bice si veniva a poco a poco rassicurando nella compagnia del garzone; il terrore che avea provato dapprima si dileguava sempre più e svaniva in una dolcezza livemente ombrosa e fantastica. Ella si voltava indietro più di rado a guardar se il padre tornasse, e quando pur lo faceva, non era più con quell'affanno, con quell'aria turbata e sbigottita di prima.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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