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      Il conte Oldrado abbassò la voce, e s'accostò all'orecchio del cavaliere, come per non lasciarsi intendere dalla figlia; con tutto questo parlò ancora tanto chiaro che Bice, quantunque mostrasse di non dargli ascolto, e per dir vero non ne avesse neppur l'intenzione, non perdette una sillaba del suo discorso. - Avete a sapere, - diceva dunque, - che Ermelinda doveva esser moglie di Marco, ma sono poi nati tali casi... basta, vi racconterò tutto con più agio: vi sono stati guai, scompigli e sangue. Il padre di mia moglie vi lasciò la vita, chè Marco lo colse al passaggio dell'Adda...
      A questo punto il discorso fu interrotto da un improvviso scoppio di tuono. Un momento dopo s'intese la voce del timoniere che gridava: - È qui il menagino! fuori tutti i remi! - Vi fu un barcollamento prodotto dall'affaccendarsi che fecero Lupo e Ambrogio per obbedire a quell'ordine; poi successe un po' di silenzio, tanto che si potè sentire di lontano a diritta il lungo muggir del lago che si faceva sempre più chiaro. Il curato aperse una finestrella e guardò fuori; veniva da Menagio un tempo nero, e già le prime onde d'una prepotente traversia si vedevano avvicinarsi colle creste irte, biancheggianti.
      Il Conte, facendosi all'uscio che rispondeva a poppa, disse: - Michele, perchè non andar a riva quando veniva il mal tempo, prima di cacciarti, fra queste maladette scogliere, dove non c'è approdo?
      - Se m'è arrivato addosso come che l'abbia portato qui il diavolo! - rispose il barcaiuolo. - Su, uomini!


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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