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      ... perchè lasciarmi qui, me vecchio inutile e fastidioso, e portar via lui sul primo fiore? l'unica nostra speranza, il sostegno... la consolazione?... - ma non potè andar più innanzi.
      Dopo che le lagrime gli ebbero alquanto alleggerito il cuore, voltandosi al curato, diceva: - Oh che figliuolo, che figliuolo che ho perduto! Il bene che mi voleva! e tanto quieto! un figliuolo di giudizio e di ragione che non ce n'era un altro in Limonta, e me lo diceva tante volte la sua povera madre, che io, così vecchio come sono, avrei potuto torre esempio da lui.
      Intanto gli altri scampati stavano deliberando come potessero togliersi da quella nuda punta prima che sopravvenisse la notte. Il masso contro cui avean rotto era poco discosto dalla montagna, e pareva che se ne fosse staccato anticamente; anzi non era gran fatto malagevole il pervenire alla radice di essa saltando dall'uno all'altro di tre o quattro scoglietti minori che si vedevano spuntar fuori dell'onde. Ma giunto che uno fosse a toccar il monte poteva dire di non aver fatto nulla, perocchè questo si ergeva ripido, a picco, per un'altezza smisurata.
      Indugiarono ivi un pezzo guardando su per tutte le alture vicine, se mai vedessero comparire qualche pecoraio trascorso in traccia d'un'agnella o d'una capra sbrancata, per dargli avviso del loro stremo co' cenni, e domandargli soccorso; ma guarda a destra, guarda a manca, non comparve mai anima nata. Il gridare fra quella vasta solitudine, sotto quelle immense vôlte, con quel fracasso, era opera perduta.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





Limonta