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      Pure alla fine vinta dalla stanchezza e dal travaglio si smarrì in un lento sopore pieno di sogni immaginosi e appassionati. Ma che direste? che alla mattina quando si destò, che fu un pezzo innanzi l'alba, trovossi in fondo al cuore una certa calma, una speranza, un conforto, senza saper d'onde le fosser cascati: solo che ritornando sulla sua cura, le balzò fuori da un cantuccio della mente, dove a quel che parea vi stava appiattata da un pezzo, un'idea la quale nella prima sfuriata della passione non aveva potuto farsi innanzi, ma che la notte nel sonno doveva poi essersi levata da sè cheta cheta, e datasi dattorno bravamente a metter acqua su quel gran fuoco che aveva trovato acceso in casa.
      L'idea era questa, che tutto quello che le avea detto la madre intorno ad Ottorino potea non esser vero, che non bisognava correre a precipizio a condannarlo. Così diritto, così buono, com'egli è, dicea fra sè stessa, dopo tanti giuramenti! Con tutto questo il primo pensiero le dava ancora martello, ed ella, capite bene, che avrebbe desiderato di levarselo dal cuore. Se avesse potuto trovarsi con suo padre, le sarebbe stato agevole di trarlo bellamente e senza farsi scorgere al punto ch'ei le avesse a schiarire quell'oscurità; ma il padre usciva all'alba, e s'ella non voleva seguitarlo alla caccia, noli l'avrebbe veduto più fino a sera: e intanto star tutta la giornata su quella croce? e se tornato che fosse non le veniva fatto di poterlo avere da solo a solo, di metterlo su quel discorso prima che Ottorino partisse! e partiva il domani di gran mattino.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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