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      .. - Bada ch'ella ha fermo... Ecco ha levata una beccaccia... presto, togli il cappello a Garbino; via presto, come sei impicciata stamattina!... lascialo volare, chè l'ha veduta: così, bene!... Guarda che bel volo! oh la non gli scappa più... bravo il mio Garbino, con che furia eh, le piomba addosso? ecco, ecco, l'ha ghermita.
      In fatti si vide il falcone venir giù dall'alto colla preda e stramazzar insieme tutt'in un fascio alle falde del poggetto su cui stavano i cacciatori. Il Conte corse al basso per levar la beccaccia dagli artigli di Garbino, e il giovane cogliendo quel momento si fece più presso a Bice e le disse tutto agitato: - Per pietà, ditemi che cosa avete!... Se ho potuto increscervi in qualche cosa, non me ne vogliate dar tanto tormento; Bice, ve ne prego, domani sapete ch'io vi debbo lasciare...
      - Lo so, - interruppe la fanciulla con un sorriso che potè mal velare l'interna amarezza, - lo so che partite domani, anzi mia madre m'ha detto una cosa che voi mi lasciavate ignorare, m'ha detto che piglierete la via di Como. - Per quanto ella si sforzasse di dare a queste parole un'aria leggera d'indifferenza, non potè a manco di porvi dentro un sentimento che dal giovane fu côlto per aria.
      Egli si fece tutto rosso, e cominciava: - Sentite, non posso negarvi... allora non vi aveva ancor veduta voi... però vi giuro... sull'onor mio, Bice, vi giuro che per voi sola... - Ma le parole gli fur mozze dall'arrivar del Conte, il quale gridava al suo falconiere: - Dàgli l'imbeccata, e rimettigli tosto il cappello.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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