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      Non c'era via; gridare? m'avrebbe strangolata: entro dunque e trovo la padrona già mezzo levata, che al primo vedermi comparire mi domanda tutta paurosa: - Che vuol dir quel lume? e chi è di là? -, e perchè io non rispondeva subito, si mise a gridare: - Chiudi l'uscio! Chiudi l'uscio! -. Ma in quella vien dentro una voce sommessa: - Ermelinda, non abbiate paura, sono io, sono il vostro Marco -.
      Hai visto la Tita del Tonio quando le dà quel benedetto, che è lì che parla e ride come noi, e tutt'ad un colpo stramazza per terra che par morta? bene, tal e quale: era diventata bianca come un pannolino lavato, lenta, sfatta tanto che io la detti per morta davvero; e tornata fuori colle mani ne' capelli, mi cacciai a piangere come un'anima tapina.
      Marco, che per buon costume non avea osato venire innanzi, piglia la lanterna, entriamo in camera tutt'e due, le facciamo odorare non so che acqua di sentimento, le bagniamo il viso e le tempie, tanto che aperse gli occhi e tornò in sè. Bisognava vederlo quel cristiano come s'è comportato in quei momenti: dopo, dicono che è diventato uno scavezzacollo, un satanasso: sarà vero, io non dico di no, ma allora era un giovane dabbene e timorato di Dio, ed io posso farne buon testimonio; vedi, un dito ch'è un dito, non s'assicurava di toccarglielo; le si adoperava d'intorno, e la guardava con una tema, con una divozione, come fosse stata, dirò così, la Madonna; tutto compunto che non pareva mica quel gran soldato, nè quel gran principe. Quando vide che Ermelinda s'era riavuta: - Sono qui -, le disse, - per mantenere la mia promessa, di sposarvi e condurvi con me.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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