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      - Oh Santa Vergine! Oh Signor Iddio! -, esclamava la ragazza senza poter dir altro.
      E lui allora (mi ricordo di tutte le sue parole come se il fatto fosse accaduto ieri, m'ha fatto tanto colpo, e poi se n'è parlato tante e tante volte colla padrona), e lui dunque, facendo un certo riso come d'uno che avesse piuttosto voglia di piangere: - Vi sembrerò poco cortese a invitarvi a lasciar la vostra casa per seguitare la fortuna d'uno che non ha, si può dire, dove posar il capo al sicuro. -
      - Non dite così -, rispondeva la padrona, - non dite così, che mi spezzate il cuore. Per carità fuggite, fuggite tosto, chè se alcuno avesse ad accorgersi, poveretto voi, poveretta me! -
      - Fuggire! -, diceva Marco, - e avrò dunque fatto tanto viaggio, corso tanti pericoli cacciandomi in mezzo a gente che pagherebbe volentieri il mio capo a peso d'oro, per tornar indietro come un ragazzo, come un insensato?
      Ma se mio padre avesse a trovarvi qui -, insisteva la padrona, - guai a voi!
      - Guai a me? Oh! credete che se non pensassi che è vostro padre volessi uscir di questa casa colle mani nette? -. Ermelinda tremava tutta. - Andiamo dunque -, insisteva Marco, - ho ancora degli amici che ci scorteranno finchè v'abbia ridotta in luogo sicuro: qui a basso sta pronto un cavallo anche per voi: giunti a Bergamo vi darò l'anello. Intanto, fate ragione di essere con un vostro fratello, di essere in chiesa.
      Io aveva stretta la padrona per l'abito, e la pregava all'orecchio che si guardasse bene: bisogna dire, ch'egli se ne sia accorto, perchè messami una mano sulla spalla, mi disse: - Via, Marianna, lasciala stare -. Le parole non eran che queste, ma le profferì con una voce, con una cera, con due occhi, che mi son sentita agghiacciar fin nelle midolle; apersi le palme, e restai lì incantata come a vedere il basilisco.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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