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      I Milanesi ne furono assai malcontenti; e Marco, sdegnato contra l'imperatore, contra i proprii fratelli e il proprio nipote, contra i signori ghibellini, cominciò ad aprire qualche segreta pratica colla città di Firenze e col cardinale Bertrando del Poggetto legato del papa in Lombardia; e ne ottenne, a quel che pare, larghe promesse di gente e di danaro per aiutarlo ad insignorirsi degli Stati paterni.
      È a questo punto che lo piglia la nostra storia.
     
     
     
      CAPITOLO VIII
     
      Ottorino, che alla chiamata di Marco era accorso a Milano, entrato nel palazzo di lui, lasciò Lupo in un salotto in compagnia d'alcuni soldati, ed egli passò in una camera rimota, dove il padrone della casa stava in quel momento dettando una lettera ad un vecchio segretario.
      Marco era grande della persona: l'età, che avrà avuto a quel tempo, quarantacinque anni o poco più, i disagi d'una vita travagliata e tempestosa, se avevano rapita al suo volto la prima freschezza, il primo fuoco, quel raggio giovanile pieno di gioia e di baldanza, vi avean sostituita una gravità severa e pur dolce, una fierezza temperata, un non so che di malinconico, che significava lo scontento abituale dell'animo, ma senza amarezza, senza fiele nessuno.
      Su quella faccia alquanto scarna, pallida forse di soverchio, spiccava il nero d'una barba morbida e folta, di due sopracciglia ben distese, di due occhi sfolgoranti: le guance si tingevano qualche volta del vivo colore della porpora, rendendo testimonianza delle interne commozioni. In quei momenti egli parea farsi più giovane: quel rossore fuggitivo gli riduceva sul viso alcun che della primitiva bellezza, non senza una certa qual mistura singolare d'imperiosità e di peritanza.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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