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      Coś la madre le avea ridonata tutta la prima tenerezza, ed ora nel viaggio si veniva intrattenendo seco famigliarmente com'era usata.
      Ma il Conte spicciato dai due pescatori di Vassena, comincị a pensare fra sè che cosa potesse mo' importare la lettera che essi aveano per lui: "Che in Milano fosse nato qualche scompiglio, e Ottorino m'avvisasse di non porvi piede per adesso? Chi sa? chi sa?...". La conclusione fu, di uscire dalla strada diritta per distendersi fino a Monza, onde potersi abboccare coi giovane prima di risolver altro.
     
     
     
      CAPITOLO IX
     
      Giunsero sulla piazza di San Giovanni di Monza verso l'ora del vespro, e videro una gran folla raccolta intorno ad un prete, che dall'alto d'una panca sermoneggiava con molto caldo. Il popolo, al veder la cavalcata che giugneva, abbandoṇ il predicatore e corse intorno ai sopravvenuti per saper chi fossero, d'onde movessero, dove indirizzati; e in un momento i nostri si trovarono in mezzo ad un nugolo di curiosi importuni. Ermelinda, che vide aperta la chiesa, per tôrsi da quella noia, da quella vessazione, disse al marito: - Noi altre donne vi aspetteremo qui dentro, intanto che voi andate a cercar d'Ottorino: fate presto chè possiam rimetterci in via, ed essere a Milano, se è possibile, prima di notte.
      - Volete entrar in una chiesa in tempo d'interdetto? - disse il Conte; ma lo disse sotto voce, che non sapendo come quella moltitudine di scapigliati, che avea d'intorno, la pensasse su quel punto, non voleva rischiare di tirarsi addosso qualche malanno.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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