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      Finissime tovaglie e tovaglioli con ricami e frangie e nappini e l'impresa del biscione nel mezzo, vaselli preziosi, sfolgoranti piatti d'argento e d'oro, vivande d'ogni ragione regalate di saporetti capricciosi a vari colori, pesci addobbati d'oro, pavoni studiosamente rivestiti delle loro penne e con tanta maestria atteggiati da parer vivi, che si vedevano in un punto sotto il coltello degli scalchi nudarsi e fumare, uccellami e salvaggiumi, un orsacchino coi peli sottilmente inargentati, colle unghie e i denti d'oro e il fuoco in bocca. Ad ogni servito si davano acque odorose alle mani, e si mesceano vini squisiti in bellissimi calici effigiati di metalli preziosi, in eleganti nappi di cristallo dipinti a fiori, ad animali, a reticelle.
      Quando i commensali furono all'ultimo bere, entrarono nella sala dodici donzelli coi farsetti e colle calze divisate a due colori rosso e bianco, recando i doni della festa. Quale teneva a lassa una coppia di levrieri, di bracchi o di segugi, coi collari di velluto trapunto, cogli accoppiatoi e i guinzagli di marocchino fiorato; quale avea in pugno nobili astori e sparvieri e sagri e randioni addestrati a varie cacce, coi geti rossi, le lunghe bianche, i cappelli ricamati di perle, i sonaglini d'argento e una piastra pure d'argento in petto e suvvi il biscione; quale avea una spada coll'elsa dorata; quale una barbuta d'acciaio; altri mantelletti e sopravvesti di sciamito rilevato, colle funicelle di seta, i bottoncini di perle e le nappe d'oro(1).


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484