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      - Qui si parla di tornei e di giostre, è vero? - disse con quell'interrogare che non vuole una risposta, e non è altro che un appicco per mettersi in un discorso già avviato. - Sapete quel che vuol dir giostra? ve lo dirò io: giostra vien da iuxta, da presso, perchè è un combattimento che si fa da vicino, a corpo a corpo.
      - E chi saranno i giudici della lizza? - domandò allora uno della brigata, che non parea curar più che tanto quella erudizione.
      Ma il Conte senza lasciar tempo alla risposta tirava innanzi: - Ed è antichissimo, vedete, l'uso delle giostre, antichissimo; fin dai tempi della guerra di Troia, che verrebbe a dire più in là un pezzo della Tavola rotonda e del re Arturo; ed è per questo che noi la chiamiamo Troiae ludus, che vuol dir giuoco di Troia, e anche guerra di Troia, perchè i Romani chiamavano ludus anche la guerra, come che fosse un giuoco.
      Nessuno fiatò, ma il dicitore dal volto e dal fare de' suoi ascoltanti dovette accorgersi tosto che non si prendevan troppo piacere dello studio delle etimologie, e che però gli conveniva mutar la danza; cominciò dunque a far da dottore in materia d'armi e d'abbattimenti; materia a cui parea volgersi da sè stesso il discorso. E lì sfoderò le più rugginose cosacce sul modo da comportarsi in un passo d'armi, o in una giostra; insegnò come il cavaliere si debba tener sulle staffe; come abbassare e arrestar la lancia, come maneggiarla, come schivare un fendente o una puntata; citò molti autori, allegò vari casi, infine ne disse tante e tante da passar per un valente giostratore presso un erudito, e per.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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