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      Intanto voi altri verrete con me, e mi farete rilasciare i prigioni.
      Allora l'uomo che non aveva fin a quel punto fatto altro che susurrar con Michele: - To' qui, Ribaldo, - disse a mezza voce ai soldati, - e tu, Vinciguerra, e voi altri due, - e diede a ciascun d'essi un pugno di monete d'argento, - queste per caparra, e fate rilasciar tosto que' prigioni. - Ciò detto, avviossi giù per la china, e sparì.
      Il barcaiuolo coi quattro soldati seguitarono innanzi, e uno di questi ultimi diceva al compagno: - Hai sentito come avea la voce alterata il Bellebuono? non pareva più lui.
      - È per amore della visiera calata, - rispondeva l'interrogato.
      - Sai che cos'è piuttosto? - diceva un altro, - è per amore di quel coso che portava sotto al braccio.
      - Maladetta! - disse un terzo, - noi soldati non siam troppo usi a vederne tanti, e ci danno un rimescolamento...
      - E ha ben detto che ce ne vuol far parte anche a noi, è vero? - domandò il primo al nostro Michele.
      - Ecco qui, - rispose questi, - una metà la vuol riporre per sè, com'è di giusto, l'altra la spartirete fra voi quattro.
      - Bravo villano, - tornò a dire il primo; - e anche tu non devi rimanerti a bocca asciutta, che sei un buon uomo, amico dei bravi soldati.
      - Per me, non domando altro che quel che m'ha promesso il vostro capo; se poi mi volete dar qualche cosa, sarà tanta carità.
      - Piglia, villano, piglia, piglia; - e ciascuno gli pose in mano un pizzico di quelle monete che avean ricevuto poc'anzi, chè in quel momento li facea liberali la speranza della grossa parte che avrebbe fatto loro il Bellebuono.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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