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      E il padre della fanciulla?... Chi? il conte del Balzo? Pover'uomo! inebriato da tanti trionfi, dai complimenti che si succiava a tutte l'ore, dagli inchini, dalle sberrettate che gli fioccavano da ogni banda, come ad un amico intrinseco di Marco, non si ricordava quasi più d'aver nè una moglie nè una figlia; sto per dire che non sapea pur d'essere al mondo; e guai se Ermelinda attentavasi qualche volta di farlo calare da quella sua gloriosa altezza, per richiamarlo un istante alle cose di quaggiù; guai se gli toccava di Bice, delle nozze che non andavano innanzi, delle ombre che le avea fatto nascere in cuore il contegno d'Ottorino: guai! montava sulle furie. - E che fretta c'è? Lasciate che la cosa cammini pei suoi piedi: non è tutto appianato? che difficoltà ci può nascere? le darà l'anello quando gli tornerà; par che vi tardi di levarvela d'addosso! -
      Ottorino dopo qualche giorno cominciò a lasciar correre alcuna parola del suo desiderio d'affrettar più che si potesse il parentado, insinuando però alla lontana nel discorso un motto del bisogno che ci sarebbe stato di tenerlo nascosto, e messo fra l'uscio e il muro da Ermelinda, la quale si risolvette di volerne veder l'acqua chiara, lasciò intendere a mezza bocca qualcosa di Marco, come a dire, che forse avrebbe potuto spiacergli che si pubblicasse tosto, per non parere d'aver egli rotto col Rusconi. La cosa poteva essere così, ma però la donna non vi si acquietò del tutto, chè, a suo credere, quel puro riguardo non sarebbe bastato a dare al giovane la passione che ne mostrava.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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