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      Quando il Visconte, lasciatolo da ultimo, era tornato tra la folla, ella gli volse alla sfuggita uno sguardo timido e premuroso per leggere sul volto di lui la sorte del suo protetto; ma non avendone potuto cavar nulla, aspettava che si facesse innanzi il padre. Dopo un altro bel pezzo comparve finalmente anch'esso con quella faccia che abbiam detto, che parve alla fanciulla una faccia di sentenza contro, onde ne fu tutta scombuiata.
      - E così, che cosa v'ha risposto? - gli domandò ella, tosto che se le fu accostato.
      - Di che?
      - Come, di che? della grazia per Lupo che gli avete domandata.
      - Che grazia, o non grazia? che io non domando grazie per nessuno.
      - Oh Dio buono! vi ha dunque detto di no?
      - Non m'ha detto nè di no, nè di sì; e codesta non debb'essere la mia faccenda, nè la tua: hai capito? e bada a tener la lingua fra' denti, chè colle tue ciarle non avessi a precipitarci tutti quanti.
      - Ma non siete più quello di prima?
      - No, non son più quel di prima, dacchè ho saputo di quelle cose che prima non sapeva.
      - Ma e così? non ci sarà rimedio? dovrà proprio morire?
      - Via, zitto, ti dico, cervellina, e non mi fare scenate.
      - Sentite, gli parlerò io dunque, me gli getterò dinanzi in ginocchio, lo pregherò tanto...
      - Delle tue! mancherebbe questa!
      - Ma come? ma perchè? ma ditemi dunque...
      - Ti ho detto quanto basta; sta in cervello, bada a' casi tuoi.
      Con tali parole il Conte si dileguò in mezzo alla gente, e la figlia rimase lì stordita che le pareva di sognare.
      Marco, il quale intanto non l'aveva mai perduta d'occhio, come vide che il padre se le fu tolto dattorno, accostossi alla seggiola su cui ella stava seduta e le domandò, chiedendone ad un tempo licenza alla zia, se volesse fargli l'onore di dar seco una volta per le sale della festa; le avrebbe mostrato i cavalieri che aveano ad essere i tenitori della giostra.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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