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      - Anche lontano? com'è questa storia? Ottorino non è per andar via, a quel ch'io mi so.
      - Sì, ma gli fu inibito dal Conte di veder mai più questa casa.
      - Ma come? ma perchè?
      In quel mezzo si sentì un fruscìo di piedi. Lauretta mettendosi di nuovo il dito a croce sulle labbra, corse in punta di piedi a nascondersi in una camera vicina, e il fratello di lei se n'andò pe' fatti suoi.
     
     
     
      CAPITOLO XVI
     
      Uscendo dalla postierla d'Algiso che si apriva là dove ora è il Ponte Beatrice, Lupo spronò verso il monastero di San Simpliciano, nelle vicinanze del quale sorgeva lo steccato.
      Da tutte le strade traeva la gente ad uno spettacolo a que' tempi tanto gradito: era un brulicamento d'uomini, di donne, di fanciulli, vestiti tutti degli abiti loro più sfoggiati. Si distinguevano tra la folla i lanaiuoli per una berretta bianca ed una specie di camato che portavan fra mano; si distinguevano i maestri armaiuoli, de' quali, solo in Milano, ve n'avea più che diecimila, da un grembiule di pelle di vari colori, secondo che l'artefice era o corazzaio, o spadaio, o fabbricatore di scudi, di elmi, o di speroni; fra gli operai di un'arte medesima, o d'una scuola, come si diceva qui, si discernevano ancora i garzoni dai maestri, e questi dai soprastanti; si discernevano gli uffiziali minori, i consoli, l'abate.
      Le dame e i cavalieri erano riconosciuti ai mantelletti di seta, ai cappucci di velluto, alle larghe maniche ripigliate, alle cottardite di scarlatto (lunghe vesti femminili strette in vita da una cintura), alle collane, ai vezzi, alle corone di perle o di pietre preziose, alle pellicce di vaio, di zibellino, o di martorella; fioriture tutte, acconcezze, e gale vietate ai plebei e ai grassi artigiani, che doveano star contenti ai frustagni, alle lane e mezze lane, alle pelli d'agnello, di coniglio, di volpe e d'altri animali comuni, e non potevano portar ciondoli, o fermagli, o bottoni se non d'osso, di ottone, d'acciaio, o d'altrettali ignobili metalli.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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