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      Di luogo in luogo sorgevano tavolati e tettoie, e botteghe a vento, sotto le quali vendevansi carni di montone, di cignale, di mannerino con vari addobbi e vari sapori; pane di frumento, di segale, d'orzo; malvagėa, vernaccia e vernacciuola, ed altre ragioni di vini e di cibi.
      Alla sinistra dello steccato s'apriva una vasta piazza dove si tenea fiera di cavalli da battaglia e da giostra, e s'udivan le grida dei cozzoni che ve li facean correre, caracollare e corvettare per entro. Presso a quello, due campi minori scompartiti in tante chiusure eran destinati al mercato l'un de' cani, l'altro de' falchi: ivi ai latrati, alle strida degli animali si mescevano le voci dei venditori che esageravano il pregio della loro mercanzia.
      - Una coppia di segugi di Tartaria della vera razza portata in Francia da San Luigi, - gridava uno. - Cani da sangue e da fermo, che non patiscono di rabbia. - Sparvieri pellegrini e nidiaci d'Inghilterra, d'Alemagna e di Norvegia, - strillava un altro. - Un falcon randione, il re degli uccelli, allevato a ghermir la lepre, che assalta il lupo e il cinghiale.
      Dalla banda opposta, a destra mano dello steccato era il mercato delle armi: come un accampamento di baracche e di tende d'ogni forma e d'ogni colore, con entrovi corazze, scudi, gambiere, cosciali, manopole, cuffie di ferro e lance e spade e mazze ferrate e misericordie. Nel mezzo d'ognuna di quelle botteghe posticce, le pių ricche armi e le migliori si vedean composte sopra un palco conficcato nel terreno in modo che figuravano un guerriero: in qualche luogo il guerriero era a cavallo, le gualdrappe che andavano fino a terra, la cervelliera, il collare di maglia, la sella ferrata, la groppiera a scaglia di pesce, ricoprivan sė bene il castello di legno e il rivestimento di borra, che il simulato animale potea scambiarsi per vero: qualche volta due finti guerrieri eran posti di fronte l'uno all'altro, e parea che si spronassero incontro tutti chiusi nell'armi, colle lance arrestate; v'eran rappresentazioni bizzarre di scontri e d'abbattimenti, arti tutte messe in uso dai nostri armaiuoli per invogliare i compratori, che, massime in occasioni di giostre e di tornei, accorrevano da ogni parte a provvedersi d'armi in Milano, dove erano le pių riputate fabbriche d'Europa.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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