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      - Per chi ha da servire? - domandò Lupo bonamente e senza cerimonia allo sconosciuto: ma quegli si mise un dito sulla bocca, e se n'andò per la via d'ond'era venuto la prima volta.
      I nostri due rimasti gli tenner dietro gli occhi finchè fu scomparso tra la folla; allora l'armaiuolo disse all'altro: - Gli è per qualcuno che vuol presentarsi sconosciuto alla giostra che si correrà domani.
      - Se non fossi aspettato, - soggiunse Lupo, - sarei curioso di tenergli dietro, per veder dove va a posarsi codesto nibbiaccio. -
      Allora essendo capitato un avventore per comperare dal Birago non so che pugnali, questi, alzata la stanga, lo fece entrar nella bottega, e il Limontino che lo vide in faccende se n'andò con Dio.
      Fatto ancora un gran giro in mezzo alla folla, arrivò finalmente all'un de' capi della lizza formata da palchi e da torricelle di legno a vari piani dalla parte della città, e da un semplice steccato dalla banda opposta che andava a confinar coi boschi.
      Lupo vi entrò, e vide i palchi messi a ghirlande, a drappelloni, addobbati di tappeti, di zendadi, di drappi d'oro e d'argento, vide cavalieri e dame e gentili donzelle sedute sul dinanzi, e più indietro scudieri e paggi in piedi: dappertutto era un agitarsi di piume, un tentennar di berrette e di cappucci, un luccicar d'armi e di gioielli. Un gran pergolo a colonne teso di sciamito bianco rilevato d'oro, vôto ancora in mezzo a tanta frequenza, era destinato pel Vicario Imperiale e per la sua corte: ivi brillava in alto in bei ricami il biscione sotto l'aquila nera, l'arme dei Visconti e quella dell'imperatore.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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