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      Tutti s'aspettavano di vedere il buffone sbattuto per terra; ma egli appena dato il colpo s'era lasciata scappar la lancia di mano, e facendo civetta, erasi piegato tutto sul collo del palafreno, di modo che il bastone gli rasentò il capo, ma non gli colse che la punta del berretto, il quale fu gettato un bel tratto lontano con grandissime risa e con mirabile tripudio della folla gentile e plebea che s'intese romoreggiare tutt'all'intorno.
      Tosto che fu trascorso fuori del tiro, il Tremacoldo, tutto rattrappito, rilevò pian piano il capo di traverso, e gli si vedea rider sotto l'occhiolino: si racconciò bellamente sulla sella, voltò il cavallo, e venne a porsi dinanzi al saracino, che intanto era tornato queto al suo posto col bastone sollevato in alto: ivi con certi suoi atti da giullare, strabuzzando gli occhi, torcendo la bocca e mettendo fuori la lingua, si mise a gridare contro al fantoccio: - Lima! lima! moccicone, ti pensavi tu d'accoccarmela, eh? moro cane! ma le zucche fritte! al Tremacoldo non la freghi, no, infedele rinnegato.
      - Tremacoldo, - gli disse allora uno dei giudici della quintana, - ne' termini della scommessa tu hai perduto.
      - Come, perduto? se il bastone non m'ha tocco!
      - Vedi là il tuo berretto per terra che ti fa testimonianza contro, - replicava il giudice.
      - Che mi fa a me del mio berretto? il mio berretto è un buffone, per modo di dire, e se gli salta mo il grillo di voler far quattro capitomboli sulla sabbia, che n'ho colpa io?
      Il giudice voleva replicare, ma intervenne tosto in quel diverbio Arnaldo Vitale, il quale, pago della gloria d'aver fatto un bel colpo, si mise di mezzo e disse: - Il Tremacoldo ha ragione: noi abbiamo inteso della persona e non della berretta; - quindi volgendosi a lui medesimo: - pigliati il cavallo che è tuo, e l'hai guadagnato a buon giuoco.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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