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      I bianchi furono proclamati vincitori; raccolti i voti, non pur dei giudici e degli uffiziali del campo, ma eziandio delle dame e delle donzelle, fu deciso che Ottorino s'era mostrato il più valente, e gli fu aggiudicato il premio: un cavallo bianco, bardamentato pur di bianco un elmo ed uno scudo d'argento: così finì quella giornata.
      La moglie del nostro armaiuolo fu così contenta, così superba delle glorie di quel bel giovane, com'essa lo chiamava, che non sapeva finire di dirne; e la rimestò tanto e tanto, che il dolce marito cominciò a marinare, a sbuffare, e mancò poco che la non gli montasse da maladetto senno.
     
     
     
      CAPITOLO XVIII
     
      Le novelle del torneo furono portate la sera in casa del conte del Balzo dall'avvocato Lorenzo Garbagnate; Bice che appena era viva per lo spavento della notte precedente, per l'agonia di tutto quel giorno, passato framezzo a mille immagini di rischi in cui si trovava Ottorino, ne accoglieva avidamente ogni parola, e rianimavasi d'una novella vita, a guisa d'un fiore che sollevando il languido capo sullo stelo appassito, si riapre alla rugiada del mattino. Ma quando intese come il giovane dopo la vittoria baciasse riverentemente uno zendado azzurro che portava cinto al fianco, mostrando essere stato il pensiero della sua dama che l'avea fatto uscir glorioso dalla prova, l'innamorata fanciulla si sentì quasi venir meno per l'improvvisa dolcezza che le corse al cuore, laonde togliendosi per un istante all'altrui vista, si coperse il volto colle mani, e si lasciò vincer donnescamente dal pianto.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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