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      A poco a poco però si venne riavendo e pigliando fiato anch'esso, e infine poi vi fu uno scongiuro che ebbe forza d'incantargli la nebbia e di ravvivarlo tutto. Questo fu che un vecchio barone suo amico, prima di accommiatarsi, tiratolo in un canto gli disse che il Vicario Imperiale aveva chiesto di lui. Avete visto mai una magra rozza tutta malinconica, col capo basso, colle orecchie spenzolate, che non c'è modo di farla muovere per quanto un la venga frugando e punzecchiando; e che è, che non è? tutto ad un tratto spara un paio di calci, e via come una puledra; e si capisce poi che il carrettiere l'ha stuzzicata nel luogo dov'ha un guidalesco o una scorticatura? La cosa fu tal e quale.
      - Dite da vero? ha chiesto di me? - domandava con grande sollecitudine il timido vanitoso.
      - Ha chiesto di voi.
      - E che cosa?... che cosa ha detto?
      - Ha domandato perchè non siete intervenuto al torneo.
      - Dunque bisognerà che domani non manchi di trovarmi là per assistere alla giostra: non è la giostra che s'ha a tener domani?
      - Sì, il secondo giorno è per la giostra, e sarà bene che v'andiate, che non paia... perchè... capite... il sapervi tanto amico di Marco, alle volte potrebbe far credere... che so io? che non siate amico del Vicario.
      - Come? come?
      - Che novità? Tutti sanno che fra Marco e il suo nipote Vicario c'è qualche salvatichezza.
      - Io non so nulla di salvatichezza o non salvatichezza; io sono amico di tutti, e voglio essere in pace con tutti.
      - E per questo appunto vi diceva, che domani non dovete mancare: è uno spettacolo per festeggiar la nomina d'Azzone.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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