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      Ma a quel tempo Marco non era ancora a tiro; i soldati ribelli del Ceruglio non eran tanto suoi ch'egli potesse assicurarsi di condurli a combattere contro la propria persona del loro naturale signore; d'altra parte, egli avea già fra mano qualche trattato intorno all'impresa di Lucca, dalla buona riuscita della quale non isperava altro a quel tempo che di cavare una buona somma di danaro da spendere appunto per rendersi sempre più affezionati e obbedienti quei Tedeschi di cui s'era fatto capo.
      Ma, come accade nelle brighe del mondo, scappato quel momento, che tutto parea maturo, momento delicato e sfuggevole e che volea esser côlto al volo, la faccia delle cose s'era venuta mutando; e nuovi casi imprevisti e che non si potevan prevedere, perchè non condotti da nessun umano consiglio, aveano scompigliata in Milano tutta la macchina della congiura.
      Quel fervore d'affetto che avea la moltitudine per Marco s'era venuto a poco a poco scemando, dacchè non si spandevano più su di lei le sue larghezze, dacchè non lo vedevan più cavalcare per Milano, come soleva, bello, splendido, cortese, in mezzo a una ricca Corte di cavalieri e di scudieri; non udivan più il romore de' suoi banchetti; nè più correvano quei suoi motti arguti, che raccolti dai più intimi amici di lui, passavano rapidamente di bocca in bocca, e piacevan tanto alla plebe adulata a scapito dei grandi.
      I capi-parte delle città lombarde, che lo favorivano in segreto, s'erano anch'essi scoraggiati dal veder le cose andar tanto per la lunga, senza che si pigliasse un partito; molti poi avean cominciato, fin da un pezzo ancor più in là, ad essere malcontenti per certe stranezze alle quali Marco si lasciava ire agevolmente dopo che s'era sprofondato in quella frenesia d'amore, sconosciuta ancora nella sua radice, ma di cui ogni dì dava in fuori qualche rampollo.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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