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      Dei tedeschi, uno era di quelli venuti da Ceruglio con Marco, l'altro un veterano del presidio della città, stato già delle milizie di Castruccio. Quel del Ceruglio, il quale se la diceva più co' vinai che cogli oliandoli del paese, rotto com'era dalle scorrerie fatte la mattina nelle borgate del pian di Lucca, s'era assettato sopra uno de' muricciuoli che usavano a quel tempo nel vano delle finestre ai due canti, alti da terra a mezzo il parapetto; e, deposto il morione sull'altro muricciuolo, dormiva sodo, abbracciando, ci si passi l'espressione, colle gambe stese e lente e i piedi incrocicchiati il calcio della lancia appoggiata a sdraio, colla punta all'angolo dello schiancìo della finestra; e se non fosse stato il russare, sarebbe paruto uno di que' soldati romani del pretorio di Pilato, quali li vediam dipinti nei sepolcri la settimana santa.
      L'altro tedesco stavasi ritto ritto, duro duro, dinanzi all'uscio che metteva nelle camere abitate da Marco; e l'italiano misurava a gran passi la sala, e in passando dinanzi a una finestra, di tratto in tratto fermavasi e traguardava dolorosamente oltre il bastione della città, fattasi ormai tutta quieta e silenziosa. Finalmente si arrestò fra il commilitone che faceva la guardia e quello che dormiva; si volse al primo con un piglio tra l'amaro e il malinconico, e accennando l'altro, disse:
      - Senti, tedesco, come russa quel tuo compatriotto: stamattina ha fatto la parte del lupo; ora fa quella del porco: che ladri, che assassini a correr quel borgo! povero Campomaggiore! non ho mai potuto tutt'oggi soffiarmi fuor delle nari questo puzzo di bruciaticcio.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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