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      Va là, russa pure, ghiotto furfante, che ti riposi d'una bella impresa! La mi ribolle per Dio! se fossimo... basta, vorrei minarlo io in modo da farlo dormir per un pezzo codesto animalone di tuo compatriota.
      - Sono tedesco anch'io, - rispose l'altro, - e con costui siamo paesani; ma chi ha combattuto per tanti anni al soldo di Castruccio, non avrebbe a passar per forestiero in Lucca, mi pare a me; sicchè, o Fazio, faresti meglio a chiamarmi camerata.
      - Ebbene, camerata a tua posta, t'è mo' paruta una bella spedizione codesta di Campomaggiore, e ti par che abbia fatto bene a permetterla qui messer Marco?
      In questa il morione che il tedesco del Ceruglio avea posato in fretta e sbadatamente sul muricciuolo, troppo in proda, venne per non so qual lieve sobbalzo del palco a sdrucciolarne giù, e cadendo andò ruzzoloni a fermarsi ai piedi dell'addormentato, che a quel rumore e a quel tocco si scosse; e sentendo agli altri due nominar Marco, per gettar anch'egli qualche parola nel loro discorso, non volendo parere di aver dormito, disse con una sua voce squarciata e rantolosa:
      - Che cosa dite di Marco?
      - Dicevamo, - rispose Fazio imbizzarrito, - che quella di Campomaggiore fu una ladra fazione, e che Marco doveva strozzarvi tutti a uno per uno prima di darvi licenza...
      - Dar licenza! - interruppe il tedesco, - mi piacque! dar licenza, dice! Noi si dipende proprio da lui eh? Gli è come se la mano avesse a domandar licenza al guanto per poggiare un cazzotto, guarda!
      - Ih, ih! tu fai superbia alla maladetta, - riprese l'italiano.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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